sabato 5 marzo 2011

"La chiave"

L'opera rappresenta due temi specifici, uno e' quello della morte, intesa come trasformazione e rinascita; l'altro e' il tema della percezione temporale.
   Il primo tema e' simboleggiato dal bruco (in basso a sinistra del dipinto) che muore in quanto tale, durante lo stadio di crisalide (sotto il secondo arco da sinistra), per rinascere come farfalla (terzo arco da sinistra). La farfalla e' da sempre simbolo dell'anima che, come l'animale, si trasforma attraverso la morte da essere strisciante, intrappolato nella materia del corpo, ad essere affrancato dalla terra (la materia) e finalmente in grado di volare.
   Nel dipinto sono presenti tre bambini (ritratti dei nipoti del committente) intenti a far volare un aquilone. Quest'ultimo reca i tre colori primari (rosso, blu e giallo) anche associati alle tre manifestazioni dell'essere (corpo, anima, spirito) e il simbolo dell'infinito. Sono infatti i bambini, frutto dell'amore, a proseguire l'infinita catena del ciclo di morte e rinascita. Lo stesso vale per i molti cuccioli che corrono e giocano nel grande giardino antistante la loggia.
   I cani adulti presenti nel dipinto, sono ritratti di cani realmente esistenti: i boxer Tosca (arco di sinistra) e Filippo (arco di destra) e i jack russell Viola e Dalia (arco di destra). Essi sono i campioni e i capostipiti dell'allevamento di cani boxer e jack russell “Colle degli eucalipti”, che ha commissionato il dipinto.
   La cariatide al centro della loggia e' rappresentata come una triplice figura che reca quindi tre volti quasi identici; i due rivolti rispettivamente a destra e a sinistra hanno gli occhi chiusi, mentre la figura centrale, l'unica di cui si abbia una visione completa e che guarda l'osservatore, ha gli occhi aperti. Riprendendo l'iconografia del Giano bifronte, le facce laterali della cariatide si rivolgono una al passato e l'altra al futuro, sui quali comunque tengono gli occhi chiusi, ricordando che entrambi sono privi di significato. Il “presente” e' rappresentato invece dalla cariatide centrale che, non solo tiene gli occhi bene aperti, ma reca “la chiave”, che da il nome all'opera, nella mano destra. Come infatti saggiamente afferma l'attuale XIV Dalai Lama: “Ci sono due giorni in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri e l'altro si chiama domani, percio' oggi e' il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere”. E' questa appunto la chiave, o una delle chiavi, che aprono la via della saggezza. Il presente viene inteso proprio come istante attuale e la fissita' della cariatide ci ricorda che e' necessaria una costante “presenza mentale”; una consapevolezza percettiva, sia esteriore che interiore, totale, in ogni nostra azione, parola o pensiero.
   Sul capitello in cima alla cariatide e alla base di essa ci sono due iscrizioni: COME SOPRA (in alto) e COSI' SOTTO (in basso) che riassumono in forma abbreviata la seconda tesi della “Tabula Smaragdina” di Ermete Trismegisto; la cui la sua forma completa e' la seguente:
“Cio' che e' in basso, e' uguale a cio' che e' in alto; e cio' che e' in alto, e' uguale a cio' che e' in basso, per compiere le opere meravigliose dell'unica cosa”.  Tale tesi, insieme ad altre quattrordici, furono scritte dal padre della “filosofia ermetica” su una tavola di smeraldo e costituiscono la quintessenza di ogni sapienza.
   Spiegare il significato di tale iscrizione esula dal proposito della descrizione dell'opera, ma per coloro che fossero interessati all'argomento rimando alla lettura dell'illuminante saggio  di Thorwald Dethlefsen “Il destino come scelta”. Basti dire che l'iscrizione, in quanto caposaldo della filosofia ermetica, ben contiene entrambi i temi, quello della trasformazione e quello della presenza mentale, esposti nell'opera.

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