mercoledì 30 marzo 2011

Al centro del Tao


Vi si ritrae un'ampia vista di un laghetto, contornato da vegetazione e popolato da fauna tipicamente lacustre. In prima piano e' visibile anche una parte subacquea.
   Sullo sfondo del cielo compare, appena percettibile eppure chiaramente identificabile, il simbolo del Tao i cui contorni, nella parte al di sotto dell'orizzonte, vengono ripresi dagli elementi naturali che compongono il dipinto ( le canne sulla destra e il salice con le radici affondate nell'acqua sulla sinistra).
   Sulla superficie dell'acqua, dove galleggiano fiori e foglie di ninfea e dove scivola una coppia di cigni di cordoba, e' presente anche un'insolita coppia di bambini-farfalla che giocano. La bambina, adornata dalle ali di una farfalla Monarca, saltella, allegramente soddisfatta degli schizzi d'acqua che solleva con i piedi, mentre il bambino, con le ali di una farfalla Apollo, si cimenta in una ruota sulla superficie dell'acqua.
   Come gia' spiegato altrove, la farfalla e' simbolo dell'anima (vedi “La chiave”), e, quando l'anima trova e rimane al centro del grande Tao, essa e' in grado di andare oltre l'illusorieta' della materia fino poterla manipolare a proprio piacimento (come appunto camminare sull'acqua).
   Sulla sinistra del dipinto sono raffigurati tre elementi simbolicamente importanti: un gufo di palude, una ragnatela e un frammento di pergamena fluttuante nel vento.
   Il gufo, come gia' detto altrove, e' simbolo di sapienza, ma l'opera ci mette in guardia dal rischio che tale sapienza possa diventare una trappola (la ragnatela) quando le “teorie” portano che vi si diletta, ad un volersi sottrarre alla realta' per rifugiarsi in inutili speculazioni intellettuali.
   La ragnatela e' stata realizzata con il fosforo 30, ed e' quindi luminescente al buio.
   Infine, la pergamena che leggera vola e che risulta inafferrabile ai piu', reca il quinto passo del “Tao te Ching” di Lao Tzu, che recita:

   Il cielo e la terra non sono sentimentali;
     nulla considerano indispensabile.
   Nemmeno il saggio e' sentimentale;
     egli considera ogni cosa effimera e transitoria.

   Il Tao e' come un mantice:
      vuoto, eppure inesauribile.
   Piu' lo utilizzi, piu' produce.
   Ma se ne parli troppo,
      la tua comprensione si esaurisce.

   Semplicemente rimani al centro del circolo.

sabato 5 marzo 2011

"I Fotofori"


   I Fotofori esprimono pittoricamente il concetto di Parmenide di Elea presente nell'home page del sito.
I due “portatori di luce” sono ritratti in piedi su una pedana di stile classico, sospesi nello spazio  tempestato di stelle.
   I loro corpi rettiliani rammentano l'animalita' della materia e la sua stessa irrealta', contrapposti alle sfere delle loro anime costituite da pura luce. Queste ultime sono in grado di illuminare, anche nel profondo buio dello spazio siderale, il cammino librante dei corpi animali.
   Anche in questo caso, come nel “Caminetto”, le stelle sono tutte fluorescenti, in quanto realizzate con il fosforo 30.
   E' intenzione dell'autrice eseguire altri Fotofori per nuovi committenti.

"Il guardiano"


L'ampia mitologia al riguardo conferisce da sempre al drago il ruolo di guardiano di tesori.
   Nel caso dell'opera in questione, il testoro custodito dal drago e' il piu' prezioso che si possa immaginare; sotto i suoi minacciosi artigli, in un gesto di possesso e protezione, c'e' infatti raffigurato il “Grande Arcano ermetico”.
   Quest'ultimo e' una riproduzione di un'antica immagine di origine ignota presente in molti testi esoterici e che sommarizza i punti cruciali della filosofia fondata dal gia' menzionato Ermete Trismegisto.
   Per coloro che fossero interessati ad una dettagliata descrizione e spiegazione di questo Arcano, rimando alla lettura di “I Tarocchi” di Oswald Wirth.
   La coda del drago e' avvolta in un abbraccio protettivo e geloso, come per il Grande Arcano ermetico,   attorno alla colonna alla sinistra del drago. Essa reca sul capitello e alla sua base l'iscrizione di uno dei capisaldi dell'ermetismo. Si tratta ancora una volta della seconda tesi della Tabula Smaragdina del Grande Ermete, ma mentre ne “La chiave” abbiamo incontrato la forma abbreviata COME SOPRA, COSI' SOTTO, nel Guardiano l'iscrizione e' piu' estesa. La scelta di comporre l'iscrizione con l'utilizzo delle rune celtiche e' dettata dal voler rammentare che esiste un'unica verita', indipendentemente dall'epoca, dalla cultura o dalla religione.

"Il caminetto"


L'opera racchiude elementi cari all'autrice. Il caminetto con il fuoco dipinto e' un omaggio al Pinocchio di Collodi (mastro Geppetto, non potendosene permettere uno vero, aveva dipinto un caminetto nell'unica stanza dove viveva e lavorava). Pinocchio, libro ricchissimo di significati profondi, antichi ed eterni, mostra, a chi ha occhi per vedere, molto piu' di cio' che appare; e' infatti, denso di riferimenti al processo di rinascita e trasformazione, alla maturazione dell'anima e all'emancipazione dalla materia.
   Sulla destra del caminetto ci sono degli scaffali colmi di libri i cui titoli si rifanno alla magia e all'esoterismo.
   Il muro che separa l'interno della casa calda e accogliente, nella quale alloggia il camino, dall'esterno innevato, e' solo parzialmente esistente. Sulla trave di legno del camino c,e' un vasetto di ceramica che ospita una rosa in boccio. Questi due elementi, il muro incompleto e la rosa, stanno ad indicare che, per chi accudisce il proprio fuoco spirituale, indipendentemente da come si presenta l'esterno, per gelido e buio che sia, ci sara' sempre il tepore e la sicurezza di una casa, un rifugio interiore sempre fiorito.
   Ancora, sopra il camino troviamo una lampada ad olio che illumina un calendario celtico. Il riferimento alla cultura celtica e' un motivo ricorrente nelle opere mostrate, a ricordare che esiste una sola verita', indipendentemente dall'epoca storica, dalla cultura e dalla religione di chi giunge a penetrare tale verita'.
   Il gufo che vola nella notte con le ali spalancate sulla luna piena e' ovviamente un simbolo antico di sapienza, intesa non come erudizione, ma come “conoscenza”, in grado di vedere attraverso il buio dell'inconsapevolezza e dell'ignoranza.
   Il lupo e' invece animale puramente totemico che fa da tramite fra esterno ed interno.
   Le stelle e la luna sono dipinti con il fosforo 30, risultando quindi fluorescenti al buio.

"La chiave"

L'opera rappresenta due temi specifici, uno e' quello della morte, intesa come trasformazione e rinascita; l'altro e' il tema della percezione temporale.
   Il primo tema e' simboleggiato dal bruco (in basso a sinistra del dipinto) che muore in quanto tale, durante lo stadio di crisalide (sotto il secondo arco da sinistra), per rinascere come farfalla (terzo arco da sinistra). La farfalla e' da sempre simbolo dell'anima che, come l'animale, si trasforma attraverso la morte da essere strisciante, intrappolato nella materia del corpo, ad essere affrancato dalla terra (la materia) e finalmente in grado di volare.
   Nel dipinto sono presenti tre bambini (ritratti dei nipoti del committente) intenti a far volare un aquilone. Quest'ultimo reca i tre colori primari (rosso, blu e giallo) anche associati alle tre manifestazioni dell'essere (corpo, anima, spirito) e il simbolo dell'infinito. Sono infatti i bambini, frutto dell'amore, a proseguire l'infinita catena del ciclo di morte e rinascita. Lo stesso vale per i molti cuccioli che corrono e giocano nel grande giardino antistante la loggia.
   I cani adulti presenti nel dipinto, sono ritratti di cani realmente esistenti: i boxer Tosca (arco di sinistra) e Filippo (arco di destra) e i jack russell Viola e Dalia (arco di destra). Essi sono i campioni e i capostipiti dell'allevamento di cani boxer e jack russell “Colle degli eucalipti”, che ha commissionato il dipinto.
   La cariatide al centro della loggia e' rappresentata come una triplice figura che reca quindi tre volti quasi identici; i due rivolti rispettivamente a destra e a sinistra hanno gli occhi chiusi, mentre la figura centrale, l'unica di cui si abbia una visione completa e che guarda l'osservatore, ha gli occhi aperti. Riprendendo l'iconografia del Giano bifronte, le facce laterali della cariatide si rivolgono una al passato e l'altra al futuro, sui quali comunque tengono gli occhi chiusi, ricordando che entrambi sono privi di significato. Il “presente” e' rappresentato invece dalla cariatide centrale che, non solo tiene gli occhi bene aperti, ma reca “la chiave”, che da il nome all'opera, nella mano destra. Come infatti saggiamente afferma l'attuale XIV Dalai Lama: “Ci sono due giorni in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri e l'altro si chiama domani, percio' oggi e' il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere”. E' questa appunto la chiave, o una delle chiavi, che aprono la via della saggezza. Il presente viene inteso proprio come istante attuale e la fissita' della cariatide ci ricorda che e' necessaria una costante “presenza mentale”; una consapevolezza percettiva, sia esteriore che interiore, totale, in ogni nostra azione, parola o pensiero.
   Sul capitello in cima alla cariatide e alla base di essa ci sono due iscrizioni: COME SOPRA (in alto) e COSI' SOTTO (in basso) che riassumono in forma abbreviata la seconda tesi della “Tabula Smaragdina” di Ermete Trismegisto; la cui la sua forma completa e' la seguente:
“Cio' che e' in basso, e' uguale a cio' che e' in alto; e cio' che e' in alto, e' uguale a cio' che e' in basso, per compiere le opere meravigliose dell'unica cosa”.  Tale tesi, insieme ad altre quattrordici, furono scritte dal padre della “filosofia ermetica” su una tavola di smeraldo e costituiscono la quintessenza di ogni sapienza.
   Spiegare il significato di tale iscrizione esula dal proposito della descrizione dell'opera, ma per coloro che fossero interessati all'argomento rimando alla lettura dell'illuminante saggio  di Thorwald Dethlefsen “Il destino come scelta”. Basti dire che l'iscrizione, in quanto caposaldo della filosofia ermetica, ben contiene entrambi i temi, quello della trasformazione e quello della presenza mentale, esposti nell'opera.

"Dentro e Fuori la Finestra"

   E' forse l'opera che meglio esprime l'illusorieta' del mondo fenomenico esterno, contrapposto alla ricchezza del mondo interiore.
   La finestra nel dipinto mostra una vista paesaggistica piacevole, la cui visione e' comunque limitata dalla cornice della finestra stessa. Quest'ultima da volutamente l'impressione di essere un quadro, piu' che una reale apertura. Al contrario, cio' che si trova all'interno della finestra e' molto piu' vivido e permette, non solo una visione del reale al di la' dell'illusione del mondo fenomenico, ma anche l'indicazione di una progressione dell'anima nel suo infinito percorso verso una sempre maggiore consapevolezza.
   Sotto la finestra, quindi piu' prossimo al mondo fenomenico esteriore, e' rappresentato un fauno, seduto su delle rocce, intento a suonare il flauto. Egli simboleggia il nostro passato legato, per motivi contingenti di sopravvivenza, agli istinti e ai bisogni primari animali. Il fauno incarna l'attaccamento ai sensi e di conseguenza il desiderio; infatti, quest'ultimo nasce spontaneamente, proprio dall'entrata in contatto con il mondo sensoriale. Questa brama sensuale che ha lungamente governato il destino dell'umanita' e' giunta al termine della sua utilita', semplicemente perche' non ha piu' motivo di esistere; l'anima umana sente di potersi distaccare senza remore dal mondo sensoriale, oramai consapevole di non dipendere piu' da esso per la propria sopravvivenza. La fine del ciclo ”animale” viene sottolineata dallo spesso manto di foglie autunnali che circonda il fauno.
   Alla destra del fauno e' rappresentato un angelo che mostra una pergamena. L'angelo volta le spalle al fauno e alla finestra e guarda l'osservatore incitandolo a seguire il suo stesso cammino. Ella si avvia verso un sentiero che abbandona l'autunno dell'era, ormai conclusa, dei sensi e, passando oltre la parete che incornicia la finestra (mondo fenomenico), si volge verso la nuova stagione di rinascita dell'anima. Li dove l'angelo e' diretto, la primavera e' sempre in boccio, in continua progressione verso la perfezione e parallela ad un'estate rigogliosa, a ricordare che ogni stadio della maturazione dell'anima porta i suoi frutti, mantenendo tuttavia la promessa di frutti a venire. La pergamena mostra una piccola parte del “Sermone sul Monte” (da Mat. 6:19 fino a 7:24), uno dei testi piu' significativi della civilta' umana. Benche' tutto il Sermone sul Monte sia di estrema bellezza ed importanza, lo stralcio mostrato dall'angelo e' quello, forse, piu' necessario ad una societa' costantemente affannata nella conquista di tutto cio' che e' materiale, nel raggiungimento del falso potere: oltremodo ossessionata dall'esterno e dal giudizio degli altri, e costantemente abbacinata da falsi profeti, gestori del mondo fenomenico.
   Il grande albero sfoggia una fioritura di fiori di ciliegio, simbolo caro sia all'esoterismo occidentale (fiore a cinque petali = quintessenza) che a quello orientale, infatti il fiore di ciliegio e' il simbolo del Bushi-do. Uno dei suoi rami sostiene una bambina angelo che, con sereno distacco, osserva il mondo al di sotto di se' e lascia cadere una manciata di fiori  sui capelli dell'angelo con la pergamena. Il piccolo angelo indica, con la caduta di fiori, un percorso preciso, dall'autunno del ciclo animale (il letto di foglie) in ascesi verso l'eterna primavera della consapevolezza dell'anima.
   Ad un livello piu' personale, l'albero e' la madre (l'artista stessa) che protegge e sostiene le sue due figlie (i due angeli sono infatti i ritratti delle due figlie dell'artista).
   Alla destra del dipinto e dietro il grande albero, si impone rigogliosa una foresta tropicale, destinazione finale dell'anima, ritorno all'Eden. Qui la vegetazione e la fauna sfoggiano i loro colori sgargianti a significare che il mondo sensoriale fenomenico (quello al di fuori della finestra dell'anima) impallidisce a confronto della bellezza e ricchezza del mondo interiore. Questo Eden esoterico, tuttavia, puo' essere incontrato solo da coloro che dedicano una cura attenta, costante e consapevole alla propria spiritualita'.